martedì 9 giugno 2009

Soldati (mio raccontino di fantascienza, scritto qualche mese fa)

Soldati

Colpì con rapidità, efficacia, violenza. Quattro volte. Senza crudeltà. Era un marine, un Soldato; era stato addestrato a uccidere, non aveva sentimenti al riguardo. Né si poneva interrogativi. Uccidere era colpire con rapidità, efficacia, violenza. Era stato addestrato a riconoscere il bersaglio e rimuovere l'ostacolo che rappresentava, le questioni di filosofia non appartenevano al suo orizzonte mentale. Osservò i quattro cadaveri inturbantati con equanimità, senza curiosità. Prese una cartina e del tabacco, si arrotolò una sigaretta e l'accese con lo Zippo. Fumò con calma, attento all'ambiente circostante. Sabbia e aridità, sole a picco, calore. Terminò di fumare, risalì sulla Jeep, la mise in moto e partì.

Nel campo, tecnologia, in ogni forma. Armi, strumenti di comunicazione, mezzi di trasporto. La loro lucentezza abbagliava. Incutevano timore gli armamenti; inorgogliva la modernità, la potenza, l'efficienza di quegli apparati. Il Soldato osservò quello schieramento di ricchezza, quell'esibizione di forza, quella manifestazione di progresso. Se ne compiacè quietamente.

- E' successo qualcosa mentre ero in missione?
- Nulla, signor capitano.
- I prigionieri?
- Sono tranquilli.
- Non hanno detto nulla.
- Nulla?
- Non una parola, Signore. E del resto credo parlino solo arabo, chi li capisce i biascichii di quei beduini!
- Non possiamo aspettare che ci mandino un fottuto interprete, dobbiamo fargli schizzare fuori tutta la merda che hanno dentro, non importa come.

- Sissignore.
- In libertà, Sergente.
- Ah, Signore, dimenticavo: un messaggio radio ha comunicato che è segnalato un oggetto oltre l'orbita di Marte. Ipotizzano un piccolo asteroide, o forse una piccola cometa nomade, ma non sono sicuri.

- Questo ci dovrebbe forse riguardare?
- No, Signore, ma è la sola cosa accaduta durante la sua missione.


Il Capitano grugnì, si voltò e si diresse alla sua tenda. Entratovi, si sdraiò sulla branda e arrotolò una sigaretta. I prigionieri erano importanti per la sua missione, e per quella di tutta la Compagnia al suo comando. Le informazioni in possesso dei prigionieri.

"Non è possibile ritardare oltre la missione", pensò. "Se i due beduini non parlano entro domani mattina, la missione proseguirà comunque. Darò ordine di fucilarli".

"Oggetto volante non identificato oltre l'orbita marziana. Bah."

Il Capitano consumava una cena frugale portatagli dal suo attendente. Era stato addestrato a nutrirsi, non a mangiare. Nell'ingerire il cibo, i gesti erano improntati a meccanica efficienza, come se montasse o smontasse una pistola. I pensieri si soffermavano sui dettagli della missione, sulle azioni da intraprendere all'indomani. "In primo luogo far svolgere l'esecuzione dei prigionieri, poi disporre i veicoli per la partenza…"; un pensiero balenò incongruo, rivolto all'oggetto volante non identificato. Il Sergente gli aveva comunicato prima di cena che era dato tra Marte e l'orbita terrestre. Scosse la testa, ingerì l'ultimo boccone, depose le posate e si pulì la bocca.

Il Capitano dormì di un sonno di piombo, risvegliandosi alle 05.00 in punto. Si vestì, schiuse l'apertura della tenda e uscì. Il Sergente lo notò, e si diresse alla sua volta. Appariva agitato. Il Capitano lo prevenne:

- Dopo, Sergente. E' necessario far svolgere subito l'esecuzione dei prigionieri.
- Signore, l'oggetto volante non è stato più rintracciabile dopo il suo ingresso nell'atmosfera terrestre, un'ora fa.
- L'attrito dell'atmosfera lo avrà consumato. Non c'è tempo da perdere, Sergente.
- Ma…
- Non c'è tempo da perdere.


Il Sergente chiamo tre soldati e si diresse alle carceri improvvisate.

I due prigionieri caddero, colpiti con precisione.

I preparativi per smontare l'accampamento fervevano tutt'intorno; il Capitano, immobile, voltava il capo da una parte all'altra. Sole, sabbia, calore. Vuoto ovunque.

Cinquecento metri circa davanti a lui, l'aria sfarfallò. Effetti del deserto. Poi sembrò sintonizzarsi, e acquistò corporeità. Un oggetto apparve, lungo non meno di un kilometro. Nero, metallico, estraneo. Totalmente estraneo. Un'intera gigantesca parete del manufatto si sollevò; apparve una fila continua di esseri bipedi, incapsulati in tute dai riflessi argentati. Avanzarono. In mano avevano oggetti che apparivano come armi.

La sorpresa aveva bloccato il Capitano e gli uomini della Compagnia. Gli esseri giunsero a poco più di cinquanta metri. Erano alieni.

Erano soldati. Erano stati addestrati a individuare il bersaglio e rimuovere l'ostacolo da esso rappresentato. Non si ponevano interrogativi né avevano sentimenti al riguardo.

Ed erano più potenti, più rapidi, più efficienti del Capitano e dei suoi uomini.

4 commenti:

U carcamagnu ha detto...

il popolo vuole il proseguio!!!!
grande vincenzo!!!

Vincenzo Oliva ha detto...

Uellà, ciao mitico! A dire il vero non avevo mai pensato a un seguito, il racconto era inteso come un tutto qui. Ora però mi ci hai fatto pensare...

V.

U carcamagnu ha detto...

l'illustrazione associata al racconto è stato realizzato apposta o tu hai preso spunto dal disegno?

Vincenzo Oliva ha detto...

Cercando un'immagine che accompagnasse il raccontino ho visto quel favoloso alienone, e mi è sembrato ci stesse come il cacio sui maccheroni :-).

V.